Lo scioglimento del permafrost sta modificando anche i fondali dell'Artico

Il Bo Live - online

22.04.2022

Quando si ragiona sulle conseguenze provocate dal riscaldamento globale uno dei fenomeni a cui si presta particolare attenzione è lo scioglimento del permafrost, quello strato di terreno perennemente ghiacciato tipico delle aree più fredde del pianeta, come i territori artici del nord Europa, della Russia e dell’America settentrionale.

Nelle regioni artiche le temperature stanno salendo a ritmi molto più elevati rispetto al resto del globo e lo scioglimento del permafrost, portando alla luce materia organica precedentemente “a riposo” sotto il ghiaccio, rilascia grandi quantità di anidride carbonica e metano in atmosfera, contribuendo così ad aggravare quella stessa crisi climatica di cui nello stesso tempo subisce gli effetti. Parallelamente lo scioglimento di questi terreni comprometterà sempre più la stabilità del suolo e quella delle infrastrutture dei territori interessati.

Se gli effetti dello scioglimento del permafrost sulla terraferma sono noti e studiati da tempo, non altrettanto si può dire delle conseguenze che il fenomeno ha sui fondali marini. Di recente però la ricerca scientifica ha cominciato a dedicare attenzione anche a questo aspetto e alcune indagini, effettuate tra il 2010 e il 2019 sul fondale oceanico ai margini del Mare di Beaufort, nel Canada settentrionale, hanno permesso di appurare che sono in atto profonde trasformazioni anche nel permafrost sommerso. Nell’area oggetto della mappatura è stata riscontrata la formazione di depressioni simili a doline, alcune grandi come un edificio di sei piani, e numerose strutture collinari, note con il nome di pingo.

 

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