L'impatto sociale dei cambiamenti climatici dell'Olocene inferiore

Il Bo Live - online

25.02.2022

La prospettiva da cui oggi si guarda il rapporto tra l'uomo e il clima è giustamente quello dell'impatto antropico che accelera il riscaldamento globale: il legame tra l'aumento della concentrazione di gas serra in atmosfera e le variazioni climatiche a cui stiamo assistendo è ormai accertato ed è condiviso dalla quasi totalità degli scienziati. Un ulteriore punto fermo è stato messo dall'ultimo rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) che ha parlato di correlazione quasi diretta tra le emissioni antropogeniche e l'aumento delle temperature a livello globale.

Naturalmente sappiamo anche che nei suoi 4 miliardi e mezzo di vita la Terra ha conosciuto fasi climatiche molto diverse, dovute in questo caso non alla mano dell'uomo ma a eventi geologici ed astronomici. Se restringiamo lo sguardo a una piccola fetta della storia del nostro pianeta, quella caratterizzata dalla comparsa di homo sapiens, il Periodo caldo medievale e la Piccola era glaciale, sono due tra gli esempi più noti.

Ma se andiamo indietro fino al primo Olocene scopriamo che circa 8.200 anni fa si verificò la più grande recessione climatica dell'epoca geologica in cui ci troviamo: durò da uno a due secoli e condizionò pesantemente la vita dei cacciatori-raccoglitori che occupavano la maggior parte dell'Europa in questo momento. Uno studio, recentemente pubblicato su Nature Ecology & Evolution si è concentrato su quanto accaduto in un’area che si trova nell’attuale Russia settentrionale e ha scoperto che lo stress climatico portò a dei profondi cambiamenti sociali che mostrarono anche una elevata capacità di adattabilità da parte delle comunità.

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