L'edificio
By Camillo Bianchi, Giorgio Garau, Ernesto Trapanese, Mauro Caini, Andrea Zuin
Dipartimento di Architettura, Urbanistica e Rilevamento
Università degli Studi di Padova
Il luogo
Il luogo che ospita a Padova il nuovo Polo di Scienze della Terra dell’Università, ove insistevano i vecchi istituti di Agraria 1, è di particolare pregio sotto il profilo storico e monumentale. L’area di via Gradenigo nel quartiere Portello, infatti, è caratterizzata dalla presenza a breve distanza delle mura cinquecentesche, del canale Piovego con il suo antico porto fluviale e della porta Ognissanti, un tempo transito obbligato da e per Venezia.
Nel rione popolare vivevano un tempo gli scaricatori e i carriolanti che trasferivano le merci dalle barche al mercato del centro cittadino; oggi la conversione in area universitaria, conseguente alla scelta compiuta fin dagli anni venti di ubicare lungo il Piovego gli istituti scientifici dell’ateneo, sta profondamente trasformando il vecchio quartiere in una realtà ancora di non facile interpretazione.
A fianco dell’area riservata al Polo di Scienze della Terra sorge un’altra preesistenza significativa, di epoca contemporanea. Si tratta dell’imponente complesso in laterizio a vista che ospita i dipartimenti di Ingegneria dell’Informazione e di Ingegneria Elettrica.
L’edificato risale alla prima metà degli anni sessanta e fu progettato dall’ingegner Giulio Brunetta, allora responsabile dell’Ufficio Tecnico dell’Università e docente presso l’Istituto di Architettura e Urbanistica. Nell’edificio identificato all’inizio come sede del Polo di Scienze della Terra troverà posto il Dipartimento di Geoscienze, derivante dalla fusione, avvenuta nel 2007, del Dipartimento di Geologia, Paleontologia e Geofisica con quello di Mineralogia e Petrologia.
Gli spazi interni, destinati alla ricerca e alla didattica, sono principalmente costituiti dunque da un lato da laboratori e uffici per il personale, dall’altro da aule e locali di studio per gli studenti. La distinzione tra queste due categorie di ambienti si è concretizzata in fase progettuale nel coordinamento di due componenti architettoniche dalla specifica destinazione.
L’esigenza di un diretto accesso degli studenti alle aule da via Gradenigo e l’opportunità di riservare la porzione dello scoperto più distante alla movimentazione dei mezzi al servizio dei laboratori hanno motivato la decisione preliminare di disporre il volume contenente le aule presso la strada e il canale Piovego, e svolgere alle spalle di questo il corpo di fabbrica votato in preminenza alla ricerca.
Componenti architettoniche
La composizione modulare dell’intero complesso edilizio, basato su un reticolo di metri 1,50 per 1,50, risalta nella lettura delle piante, dei prospetti e delle sezioni. Sulla costanza del modulo si fonda la ricerca di unitarietà dell’impianto pur in presenza di componenti funzionalmente ben distinte. La sintesi compositiva, infatti, si risolve in due volumi adiacenti. il blocco didattico delle aule attesto a nord, nel verde e con l’ingresso in asse al piano terra; quello che contiene gli studi dei docenti, i laboratori, la biblioteca e le sale di studio riservate agli studenti a sud, con accesso principale dal portico scavato nella facciata laterale est.
Data la notevole lunghezza dell’edificato, superiore ai settanta metri, è stato previsto un giunto tecnico tra le due parti che, evidenziato in prospetto da una finestratura verticale continua, rende staticamente distinti i due corpi di fabbrica. Per quanto riguarda il disegno dei volumi, le due parti funzionali si denunciano con chiarezza. Il comparto didattico si connota per la forma a profilo convesso sia in pianta che nella copertura, mentre il comparto studi e laboratori si presenta come un parallelepipedo regolare.
Per il primo inizialmente i progettisti avevano pensato ad una pianta a semicerchio, in modo che le aule si ripetessero in modo radiale. Al fine, soprattutto, di razionalizzare l’impianto della struttura, l’espressione della linea curva è stata poi alleggerita nella definizione dell’architettura, pur rimanendo la principale caratteristica distintiva di questa e conservandosi la successione delle aule sul perimetro.
Il secondo volume, arretrato rispetto alla strada, ha forma rettangolare in pianta. Due cavedi, collocati in posizione assiale, permettono la ventilazione e l’illuminazione naturale degli ambienti più lontani dalle facciate esterne, tramite le finestre alle pareti e i canon à lumière che attraversano sul fondo il solaio.
Materiali e colori
I colori prevalenti decisi per l’architettura sono il grigio e il nero. Il rivestimento del comparto studi e laboratori allude, secondo le intenzioni di progetto, alla pietra, che è il materiale al centro della ricerca nel Dipartimento di Geoscienze. Le pareti sono rivestite in doghe metalliche scatolari di zinco-rame-titanio di colore grigio, con riferimento ad una simbolica consistenza minerale del prisma. Ordinate secondo il reticolo modulare, le tre facciate sono scandite dal succedersi delle finestre quadrate, dalle fasce verticali di ventilazione a sud e dal vuoto del portico presente sul fianco est, e ricordano il rigore di alcune composizioni razionaliste degli anni trenta, quali i prospetti del palazzo postale nel quartiere Appio a Roma progettato da Giuseppe Samonà nel 1933.
Fortemente dissonanti risultano invece nell’edificio, per il colore giallo prescelto, le pareti intonacate dei cavedi. Il volume destinato alla didattica si differenzia rispetto alla severità del blocco per la ricerca sia nella forma incurvata del prospetto che nella scelta del rivestimento, attuato in nastri metallici di colore nero di zinco-rame-titanio, messi in opera in corsi orizzontali.
Il fronte inflesso è tagliato da finestrature a correre che si sviluppano continue sui diversi affacci, strutturalmente compensate da leggeri pilastri cilindrici in acciaio di 14 centimetri di diametro disposti davanti agli infissi di allumino. Il nero opaco è il colore di ogni componente di finitura di questo comparto, con l’eccezione del serramento di accesso in asse per gli studenti verniciato di rosso.
Distribuzione
Lo schema distributivo prevede che al piano terra siano distribuiti gli ambienti più frequentati: principalmente aule, laboratori e sale di studio per gli studenti, oltre alla biblioteca. L’ingresso per i diversi generi di utenza è situato sotto al portico sul lato est. Al primo piano si trovano ancora aule, laboratori, e spazi attrezzati per lo studio; al secondo e terzo uffici per il personale docente e per l’amministrazione. Il piano interrato ospita il deposito della biblioteca, il deposito strumenti, altri magazzini e l’autorimessa.
I collegamenti verticali sono costituiti da due blocchi scale e ascensori, oltre alle scale di sicurezza. Montacarichi per uso interno mettono in relazione il deposito libri e il deposito rocce al piano interrato con la biblioteca e gli ambienti di didattica e ricerca al piano terra. La sistemazione esterna prevede una zona pedonale a verde per gli studenti, a nord in prossimità all’accesso diretto alle aule da via Gradenigo. La parte sud è invece riservata all’accesso dei trasporti al servizio dei laboratori e degli ambienti di ricerca.
Il dimensionamento delle zone a verde e a parcheggio rispetta gli standard stabiliti dal Piano Particolareggiato della zona universitaria compresa tra le vie Gradenigo e Ognissanti del quartiere Portello-sud Piovego di Padova.
Impatto
La forma inflessa del prospetto nord evita che la consistente volumetria del complesso edilizio del Dipartimento di Geoscienze si configuri con eccessivo impatto su via Gradenigo, sui resti delle mura cittadine e sul canale che le difendeva, nel delicato contesto dell’area Portello che ancora conserva parte della sua identità storica un tempo molto marcata. Anche per questo i quattro piani fuori terra del fabbricato, per un’altezza di 15,70 metri dal piano campagna, si riducono a tre sul lato della strada, conformandosi la copertura del volume delle aule quale piano di raccordo incurvato anch’esso. I dati dimensionali confermano la rilevanza dell’intervento, che ha significato in sintesi la realizzazione, entro la zona universitaria e una volta demoliti i vecchi corpi di fabbrica di Agraria 1, di un complesso edilizio che si estende ortogonalmente alla strada per 74 metri, e ne misura 36,50 trasversalmente. In totale la consistenza volumetrica è di circa 40.000 metri cubi, incluso il piano entro terra; la superficie calpestabile raggiunge i 10.500 metri quadrati, 2.000 per ogni piano e 2.500 al piano interrato.
Struttura
Con riguardo all’aspetto costruttivo, si può osservate che la struttura portante della testata didattica è costituita da una parete perimetrale in calcestruzzo di c.a. nonché da pilastri modulari all’interno con sezione circolare. La struttura del volume a sud si rifà alla tradizione delle “filande”, componendosi della successione degli allineamenti portanti sostanziati dai muri perimetrali in calcestruzzo di c.a. da 25 centimetri di spessore, dalle fila di pilastri centrali modulari, dalle pareti dei due cavedi che misurano in pianta 12 per 12 metri. La cortina muraria è composta esternamente da una parete ventilata in lamiera metallica, sostenuta da una specifica sottostruttura. Seguono, procedendo verso l’interno, un’intercapedine tecnica per il passaggio delle tubazioni degli impianti per i laboratori, con gli scarichi e i camini per le cappe; uno strato di cappotto isolante, il muro in calcestruzzo di c.a. e, infine, uno strato di cartongesso a concludere la parete all’interno. Gli orizzontamenti sono di tipo predalles, controsoffittati inferiormente per creare l’intercapedine per gli impianti e per ottimizzare l’acustica dei locali.
Finiture degli interni
Riguardo alla partizione degli interni, i divisori sono stati eseguiti in cartongesso a doppia lastra, con montante di sostegno variabile in dimensione a seconda delle altezze e del tipo di isolamento acustico da realizzare nei singoli locali di pertinenza, e con intercapedine in lana di roccia ad alta densità. I controsoffitti sono in cartongesso alleggerito o in fibre minerali, in parte nel modulo 60x60, del tipo completamente ispezionabile, in parte a fasce e campiture piane. I pavimenti sono prevalentemente in linoleum nelle aule e negli studi, in piastrelle di gres porcellanato nei laboratori e nei bagni, in pietra tipo aurisina nelle scale e nei disimpegni di ingresso a forte usura. Le porte interne cieche tamburate, con finitura superficiale in laminato plastico.
Impianti
Particolarmente impegnativo, nel blocco prismatico, è stato il problema posto dall’ingombro dei camini delle cappe dei laboratori. Questo aspetto, infine risolto realizzando una profonda intercapedine nella facciata sud, ha comportato studi e valutazioni riguardo al rivestimento in rapporto alle condizioni poste dalla normativa antincendio. In generale, nel fabbricato gli impianti sono del tipo ad aria primaria, con bocchette di mandata e ripresa per ogni singolo locale, possibilità di regolazione dei ricambi d’aria e microregolazione del clima con l’uso di fan-coil per l’apporto dei carichi termici (invernali e/o estivi) richiesti. Gli impianti dei laboratori sono dei medesimo tipo, con il dimensionamento dei ricambi d’aria adeguati all’aspirazione dovuta alle cappe. Alcuni laboratori speciali sono dotati di singoli impianti per mantenere specifiche condizioni termo-igrometriche costanti. Sulla copertura sono collocati i vani tecnici per la centrale termica, i gruppi frigoriferi, le centrali di trattamento dell’aria.