La realtà virtuale e le sue applicazioni per la ricerca e la didattica
Il nuovo corso di laurea in Environmental Geology and Earth Dynamics introduce la possibilità di sfruttare la versatilità della realtà virtuale immersiva durante lo svolgimento di alcuni corsi quali Geology and Exploration of Planetary Bodies e Digital Geological Mapping. L’uso di tali tecnologie fornisce ai geologi di oggi enormi vantaggi per il loro lavoro.
Non di rado il geologo, avendo studiato affioramenti per qualche settimana anche in località remote, una volta a casa si accorge infatti che si sarebbero potuti acquisire dati migliori o più numerosi. La sensazione è molto simile a quella che si prova quando, una volta arrivati a destinazione, si inizia ad avere il sospetto di non aver chiuso la porta di casa o di aver dimenticato il gas acceso. Le porte di casa non si possono chiudere semplicemente indossando Oculus e proiettandosi in realtà virtuale, ma le misure di orientazione di piani di strato, faglie e fratture sì.
Veicoli robotici più o meno autonomi permettono oggi di raggiungere ed osservare località di difficile o impossibile accesso. Si pensi ad esempio alla possibilità di riprendere pareti verticali o fondali marini con droni rispettivamente aerei o subacquei e alle splendide immagini provenienti dalla superficie di Marte o la Luna ottenute grazie a rover dotati di sofisticate apparecchiature di ripresa ed analisi. Da tale riprese si possono ricostruire ambienti tridimensionali che, inseriti in un contesto di realtà virtuale immersiva, permettono al geologo di operare comodamente dal suo laboratorio come fosse sospeso nel vuoto di fronte ad una parete verticale, immerso negli abissi oceanici studiandone i fondali o a più di 290 milioni di chilometri di distanza analizzando affioramenti esposti sulla superficie di Marte.
In sostanza la realtà virtuale permette di accedere in qualsiasi momento a qualsiasi ambiente, precedentemente ripreso in 3D. E’ proprio il caso di dire che oggi il geologo può portarsi a casa la montagna, ovunque essa sia, per potersela analizzare in tutta tranquillità in ogni momento.
Vi è anche la possibilità di darsi appuntamenti di fronte a paesaggi in realtà virtuale in modo tale che l’esperto di un determinato contesto geologico o regione possa spiegare stratigrafie e strutture geologiche a colleghi e studenti che lo seguono da qualsiasi parte del mondo.
L’anno scorso sono stati illustrati questi vantaggi a studenti provenienti da 30 Paesi di tutto il mondo durante la Virtual Winter School in Geology and Planetary Mapping organizzata dall’infrastruttura EPN2024-GMap di cui il Dipartimento di Geoscienze di Padova è capofila. In quell’occasione l’esperienza si è svolta su ambienti virtuali di Marte ricostruiti grazie al progetto europeo PlanMap, pure coordinato dall’Università di Padova.
Quest’anno durante il corso Geology and Exploration of Planetary Bodies e nell’ambito dell’Erasmus Mundus Strategic partnership, che coinvolge anche l’Università di Nantes, Coimbra, Porto e Chieti, un nutrito gruppo di docenti e studenti di queste università si è incontrato nel paesaggio virtuale di Marte per studiare l’affioramento Kimberly che è stato osservato nel cratere Gale dal rover Curiosity. A quanto ne sappiamo si tratta della prima lezione collaborativa a scopo geologico mai realizzata contemporaneamente tra Università diverse in realtà virtuale.
Infine, il corso Digital Geological Mapping è specificatamente dedicato alla realizzazione di modelli fotogrammetrici 3D di affioramenti ottenuti da riprese da terra o da drone e alla loro analisi con software anche dedicati alla realtà virtuale immersiva.