Una pseudotachilite come chiave per quantificare l’energia dissipata sulla faglia durante un terremoto
Uno studio recentemente pubblicato su Science Advances ha portato a nuove importanti informazioni sull’energia dissipata sulla faglia durante un terremoto, una stima fondamentale per comprendere il comportamento della faglia dal punto di vista meccanico.
La ricerca è stata condotta da un team internazionale con il coinvolgimento di numerosi scienziati del Dipartimento di Geoscienze ed è stata guidata da Giovanni Toffol.
Per realizzare lo studio i ricercatori hanno scelto un approccio basato sullo studio delle rocce di faglia che hanno registrato antichi terremoti e che ora sono riesumate sulla superficie terrestre.
“Abbiamo studiato le rocce di faglia riesumate da una profondità di circa 20 km che hanno registrato terremoti avvenuti 540 milioni di anni fa. In particolare, abbiamo studiato uno gneiss ricco di granato tagliato trasversalmente da una vena di pseudotachilite. Le pseudotachiliti sono fusi di frizione solidificati prodotti durante lo scivolamento sismico nelle faglie e sono considerate prove di eventi sismici del passato: sostanzialmente sono un terremoto fossilizzato. Il campione è stato raccolto nelle catene montuose di Musgrave, nell'Australia centrale, e più specificamente lungo il Woodroffe Thrust, una zona che ospita il maggior volume di pseudotachiliti al mondo", spiega il dottor Toffol.
Il team di scienziati ha utilizzato tecniche di microscopia elettronica a scansione ad alta risoluzione per fornire la prima stima di tutte le componenti energetiche entrate in gioco in una zona di faglia sismica.
"Il risultato principale di questo studio è stato quantificare il danno plastico prodotto da un terremoto e dimostrare l'esistenza di una chiara gerarchia nella ripartizione dell'energia. Il calore rappresentava la maggior parte dell'energia dissipata, prevalendo sull'energia superficiale e sull'energia associata alla distorsione del reticolo cristallino.”