Lo strumento, sviluppato con la collaborazione del Dipartimento di Geoscienze e del CISAS, è in fase di valutazione da parte dell'ESA’s Concurrent Design Facility per essere introdotto nelle prossime missioni sul nostro satellite
Una sfera di 46 centimetri di diametro con all’interno la strumentazione necessaria per mappare le grotte lunari. È questa la descrizione di DAEDALUS (Descent And Exploration in Deep Autonomy of Lunar Underground Structures), lo strumento scelto dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) come “Technology Image of the Week” e sviluppato da un consorzio internazionale a cui collaborano anche il Dipartimento di Geoscienze e il Centro di Ateneo di Studi e Attività Spaziali "Giuseppe Colombo" – CISAS.
Sviluppato nell’arco di 15 mesi all’interno della Open Space Innovation Platform dell’ESA, DAEDALUS consentirà di mappare tridimensionalmente le cavità lunari, come spiegato dal prof. Matteo Massironi, professore associato in Geologia strutturale presso il Dipartimento di Geoscienze e supervisore del progetto nella sua componente padovana. “DAEDALUS sarà equipaggiato di quattro camere iper-emisferiche di nuova concezione progettate dall’INAF, l’Istituto Nazionale di AstroFisica, che potranno fornire una visione immersiva a 360° durante la discesa nel pozzo. A queste si aggiunge anche la presenza di due LIDAR a diverse lunghezze d’onda ideati dall’università di Würzburg, che potranno permettere di mappare le zone in ombra e il possibile tunnel di lava.” Sabrina Ferrari del CISAS aggiunge: “Questa strumentazione oltre ad aiutarci a caratterizzare le pareti basaltiche e i paleosuoli in esse intrappolati lungo il pozzo, permetterà di ottenere informazioni sulla possibile presenza d’acqua e minerali ricchi in titanio, come l’ilmenite”.
“L’importanza dell’esplorazione delle cavità lunari ha forti ripercussioni sulle missioni future”, sottolinea inoltre il dott. Riccardo Pozzobon del CISAS, “poiché possono fornire riparo dalla radiazione solare/cosmica, dagli impatti di micro-meteoriti e fornire un ambiente naturale a temperatura controllata, utile per insediamenti umani e stoccaggio di materiali. Allo stato attuale non si ha conoscenza diretta di come questi tunnel di lava si sviluppino nel sottosuolo lunare né quale sia la loro reale morfologia. Si conoscono solo i pozzi di accesso, chiamati skylight, e il fatto che le dimensioni dei vuoti possono arrivare a miliardi di metri cubi”. Infine, Francesco Maurelli della Jacobs University Bremen, che ha progettato la locomozione della sfera spiega che “il robot è dotato di capacità di movimento semi-autonoma e la sua forma sferica unita alla presenza di 16 braccia estensibili permetterà un certo grado di libertà nel tentativo di navigare all’interno della grotta”.
E proprio in questi giorni si sta concludendo la fase di studio di “Concurrent Design Facility”, nella quale un team di esperti dell’ESA ha fornito il proprio expertise nel dimensionamento della sfera stessa e della gru robotica necessaria per calare lo strumento nelle cavità lunari, sviluppata dal consorzio delle Università di Vigo e Oviedo.
Il consorzio di DAEDALUS è guidato dalla Julius Maximilians University di Würzburg (Germania) per la parte robotica e di laser scanner, con il contributo dell’Università di Padova (CISAS e Dipartimento di Geoscienze) per la parte di caratterizzazione del sito di atterraggio e definizione dei requisiti scientifici. Altri partner del consorzio sono INAF Padova per le camere ottiche, Jacobs University di Brema (Germania) per i sistemi di locomozione, il Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA) per lo studio dei materiali che compongono la sfera trasparente, e la società VIGEA di Reggio Emilia per consulenze su laser scanner in grotta.