Borealis Mud Volcano: scoperto un vulcano di fango nel mare di Barents
Un team internazionale di scienziati, guidato da The Arctic University of Norway, ha scoperto un vulcano di fango nelle acque del mare di Barents, a circa 400 metri di profondità. La scoperta è avvenuta nell'ambito della spedizione oceanografica AKMA 3 (Advancing Knowledge of Methane in the Arctic), il cui obiettivo è comprendere meglio le emissioni naturali di metano nell'Artico.
Il vulcano di fango, denominato Borealis, è il secondo del suo genere che sia mai stato trovato nelle acque norvegesi e la sua importanza risiede nel fatto che può aiutare a svelare preziose informazioni sui processi geologici che avvengono nelle profondità della crosta terrestre.
Abbiamo approfondito la scoperta insieme a Giuliana Panieri, professoressa di Geologia presso l'Arctic University of Norway e Irene Viola, studentessa magistrale in Geophysics for Natural Risks and Resources al Dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova, che ha partecipato alla missione AKMA 3 nell'ambito di un tirocinio e del lavoro di tesi.
“In quella giornata ci trovavamo in un’area dove sapevamo, da dati ottenuti da precedenti spedizioni, che c’erano dei grandi crateri sul fondo del mare. Inoltre avevamo delle evidenze di emissioni naturali di metano. Ad un certo punto mentre calavamo dalla nave lo strumento, un Remotely Operated Vehicle che di fatto è un robot, abbiamo iniziato a vedere del materiale in sospensione, ad un’altezza di 6-7 metri dal fondo del mare. Questo ci ha un po’ insospettito e siamo rimasti nella zona per diverse ore. Ci aspettavamo di trovare delle evidenze di emissione di metano ma non ci aspettavamo di vedere un vulcano di fango”, spiega la professoressa Giuliana Panieri ripercorrendo i momenti centrali della scoperta.
Il vulcano ha un diametro di circa 20 metri ed è caratterizzato da colate di fango e fluidi, verosimilmente acqua e metano. “Sarà adesso interessante vedere i risultati che otterremo dalle analisi sui campioni che siamo riusciti a prendere dal vulcano. Questo mud vulcano è un po’ una finestra sui processi bio-geochimici che avvengono dentro la nostra Terra”, aggiunge la professoressa Panieri.
Il progetto AKMA ha l’obiettivo di fare scienza in mare ed è caratterizzato anche da una forte multidisciplinarietà e ha coinvolto sin da subito un elevato numero di studenti e giovani ricercatori da tutto il mondo. Del team fa parte anche Irene Viola che è all’Università di Tromsø dal mese di marzo.
“In questa cruise ho avuto l’occasione di imparare dei senior scientists che erano presenti e la filosofia di AKMA a mio parere è bellissima perché è trasversale e consente di acquisire competenze anche in settori che non fanno parte della propria formazione. Io, ad esempio, provengo da una base geologica e geofisica ma ho aiutato molto anche nel laboratorio dell’area biologica ed è stata un’esperienza davvero fantastica”, spiega Irene Viola.
“La filosofia di condividere le conoscenze e connettere i vari ambiti, passando da un laboratorio di biologia a uno sui sedimenti, da un’acquisizione sismica a una batimetria, puoi comprendere sfaccettature che non sempre sono accessibili quando studi un fenomeno solo teoricamente”, aggiunge Irene Viola.
Il progetto AKMA è iniziato nel 2019 e terminerà alla fine del 2023. “In questi anni si è creato un bel team di ricercatori, sia senior che early career, e collaboriamo insieme anche alla realizzazione di diversi funding proposal perché abbiamo bisogno di finanziamenti per proseguire con queste spedizioni. Speriamo quindi di portare avanti questi studi perché vorremmo anche tornare a vedere da vicino Borealis e capire se ci sono altri vulcani di fango in quella zona”, conclude la professoressa Giuliana Panieri.